Ricordi lontani, ritmi lenti, profumi inebrianti, serenate, filastrocche, ninne nanne, strumenti da lavoro che scandiscono il ritmo delle giornate, diventando essi stessi musica e armonia, processioni del Venerdì Santo, piene di un dolore che la Sicilia si porta dentro da sempre, ma che può in ogni momento diventare gioco, ironia…perché pure della morte abbiamo imparato a ridere. Percorsi a ritroso nel tempo, nell’aria familiare di un cortile, centro nevralgico della vita, dove tutti sanno tutto di tutti.
Storie d’amore, fatica o semplicemente leggende…una memoria da non perdere, antica e pure infinitamente attuale. Un cammino in direzione ostinata e contraria, dove Fabrizio De Andrè regala i suoi personaggi al nostro dialetto, dai carruggi ai vicoli della Vucciria…