I “Coma Berenices”, quintetto piemontese (Valsesia) formatosi sul finire del 2005, sono al loro primo lavoro in studio.
L’album, prodotto e registrato dal batterista Francesco Tambone, propone un “English Sound” con uno sguardo moderato al Rock della rivoluzione giovanile.
Si apre con “Indra”, traccia dai toni dark che si addolcisce con ritornelli pop e tastiere che ricordano l’ “Italian Prog” dei tempi che furono.
“Drowning” è invece una bossanova rock ricamata da cori ed incastri vocali tipici dei sixties.
Si giunge quindi ai primi due brani cantati in Italiano separati da una brevissima parentesi strumentale.
“Brain Greaser”, brano a momenti Kyussiani, dove le voci fanno l’occhiolino ai Nirvana e si alternano strofe più rilassate.
In “St.Tropez” la sezione ritmica muscolosa e le chitarre graffianti sono sostenute da tastiere dirompenti, mentre le voci danno ampi spazi a melodie pop.
Si ritorna alle canzoni in Inglese, con “FI.PO.A.T.”, ballata elettroacustica che gioca con la dinamicità di momenti delicati, momenti di fughe ed accelerazioni elettriche.
“Sweety Morning” è un equilibrato connubio di reggae e pop rock.
Le 2 ultime canzoni in Italiano esplorano territori diversi fra loro. “Si nel blu” infatti è un brano terzinato dove il doowap incontra la ballata melodica dei “Faith no More” mentre “Jane” è il classico pezzo cattivo che fa il verso agli Afterhours ed ai Marlene.
Preludio alla conclusione è “Away”, strofe dal sapore “Tarantiniano” lasciano ampi spazi a potenti ritornelli pop, intervallati da un classico riff “grunge”.
Si conclude con “Fire”, brano che vuole racchiudere tre momenti importanti del rock, quello Hendrixiano, quello Progressive e quello del Punk.
Concludendo, quello dei “Coma Berenices” vuole essere un rock onesto che non ha pretese di inventare un nuovo genere, è solo la voracità di ascolti e l’amore per la musica che, filtrando attraverso le emozioni di cinque persone, genera altra musica.